MiArt Milan, Italy
Lars Laumann, Rein Vollenga, Dan-Ola Persson, Benjamin Alexander Huseby & Rolu.
13.04.2012 — 15.04.2012Lars Laumann, Rein Vollenga, Dan-Ola Persson, Benjamin Alexander Huseby & Rolu.
MiArt Milan, Italy
Lars Laumann, Rein Vollenga, Dan-Ola Persson, Benjamin Alexander Huseby & Rolu.
13.04.2012 — 15.04.2012Lars Laumann, Rein Vollenga, Dan-Ola Persson, Benjamin Alexander Huseby & Rolu.
Il processo creativo di Lars Laumann è qualcosa di interamente opposto rispetto alla vecchia percezione del genio artistico che lavo- ra solitario sulla sua opera d’arte. Qui è presente un costante scambio di idee su come si materializza il lavoro. Per il suo lavoro sono essenziali le collaborazioni, la comunità e le amicizie che vengono sviluppate e da cui nasce la necessità di farle accadere.
Questa struttura sociale naturale che si sviluppa intorno al lavoro di Laumann rappresenta anche il punto iniziale per questa presentazione al MiART 2012 dove Dan-Ola Persson, un caro amico, lo accompagna per mostrare il nuovo lavoro in collaborazione, Por Tago (2012). La piccola installazione consiste nel suono di poche parole che vengono ripetute in continuazione da uno schermo vuoto e piatto. Le parole sono percepite come un’enumerazione ripetitiva di articolazioni separate, i giorni della settimana. L’Esperanto è la lingua ausiliare costruita più parlata e, nel 1887, creata da L.L. Zamenhof per incoraggiare la pace e una comprensione internazionale tra persone di diversi Paesi. Ma in questo ‘video’di Laumann e Persson è in gioco qualcosa di completamente diverso. Le parole perdono il loro significato divenendo una strada per la meditazione. Come una tecnica che cambia il tipo di coscienza. Questo lascia al fruitore spazio per contemplare a pensare al lavoro stesso. Laumann e Persson stanno giocando con il loro ruolo di artista facendoci domandare: dov’è l’opera?
Sui muri del lato Ovest sono presenti due nuove fotografie di Laumann che mostrano una fascinazione nella realtà astratta. Stiamo guardando un giovane uomo seduto davanti a un’installazione delicatamente costruita, una fossa comune costituita da milioni di ossa umane e teschi. Lui è introverso e non pare essere consapevole del suo ambiente. La fotografia è stata piegata due volte, e non rivela subito l’immagine. L’immagine diventa un oggetto, la persona nella fotografia è come una scultura. L’altra fotografia mostra una chiesa medievale in legno, che è stata smantellata e trasferita nel 1850 dalla Norvegia alla Polonia.
Nella sua arte Laumann è in ricerca del ‘libero arbitrio’, e si rende conto che questo può essere realizzato nel contesto della religione, delle strutture umane, della vita sociale e delle relazioni. Per poter essere una persona completamente libera devi essere partecipe nella società. Nelle masse gli individui mostrano il loro potere.
Con il lavoro ‘Love Parade’ (2011) siamo messi a confronto con il terribile disastro a Duisburg dove, nel 2010, un evento di danza terminò in uno scontro di massa dove furono uccise diciannove persone. Il video è realizzato con filmati ritrovati delle telecamere del posto. Le immagini sono alleggerite dalla pulita, bianca e amorfa scultura sulla quale è proiettato.
Lars Laumann (1977, Brønnøysund, Norvegia) trova ispirazione dai sobborghi della cultura popolare e racconta storie che offuscano la differenza tra alta e bassa cultura, realtà e finzione. Durante la Biennale di Berlino del 2008, Laumann mostrò la video installazione Berlinmuren (2008), che diventò una delle principali attrazioni. Il video ritrae la donna Svedese, Eija-Ritta Berliner-Mauer, che sposò il muro di Berlino. Laumann espone il film su di un incolto pezzo di terra dove il muro (suo marito) stava. Shut Up Child, This Ain’t Bingo (2009) è un documentario sulla relazione tra un’artista norvegese e un prigioniero Americano nel Braccio di Morte. Raccontando entrambe le storie, Laumann cerca di impartire qualcosa di incomprensibile al pubblico. Le creazioni di Laumann raccontano tutte le ossessioni e il comportamento fanatico dell’utilizzo di Internet, musica, letteratura e film sia come ricerca che come ispirazione. Nonostante il suo quasi sovversivo modo di lavorare, le produzioni di Laumann sono accessibili e toccanti. Il suo lavoro è prova della sua grande empatia per gli ‘altri’ modi di vivere e riesce a fare in modo che la sua propensione per la follia e le curiosità diventino immediatamente riconoscibili dallo spettatore.
Il suo lavoro è stato esposto al quinta Biennale di Berlino nel 2008, Biennale di Liverpool nel 2010, Museum of Modern Art, New York; Whitechapel Gallery, London; Kunsthalle Basel; West, Den Haag; Maureen Paley, London; Foxy Productions, New York all’ Astrup Fearnley Museum, Oslo tra i diversi luoghi.
Dan-Ola Persson (1975, Svezia) è un musicista. Vive a Oslo. E’ chitarrista e cantante nella band death metal svedese Cardinal sin e si è esibito con gli Entity and The Ancient's Rebirth. Il suo ultimo disco, con musica composta per i film di Lars Laumann, è stata realizzata da Torpedo Press nel 2010.
Rein Vollenga (1979, Paesi Bassi) crea sensuali, suggestive oggetti che possono essere indossati come ornamenti scultorei; queste ‘sculture indossabili’ sono state commissionate dall’etichetta parigina Mugler e da performers tra cui Lady Gaga. Vollenga ha esposto in mostre personali a Suvi Lehtinen, Berlin e Candy, Tokyo. Death Row. Through telling both these stories, Laumann tries to impart something incomprehensible to the audience.
Questa struttura sociale naturale che si sviluppa intorno al lavoro di Laumann rappresenta anche il punto iniziale per questa presentazione al MiART 2012 dove Dan-Ola Persson, un caro amico, lo accompagna per mostrare il nuovo lavoro in collaborazione, Por Tago (2012). La piccola installazione consiste nel suono di poche parole che vengono ripetute in continuazione da uno schermo vuoto e piatto. Le parole sono percepite come un’enumerazione ripetitiva di articolazioni separate, i giorni della settimana. L’Esperanto è la lingua ausiliare costruita più parlata e, nel 1887, creata da L.L. Zamenhof per incoraggiare la pace e una comprensione internazionale tra persone di diversi Paesi. Ma in questo ‘video’di Laumann e Persson è in gioco qualcosa di completamente diverso. Le parole perdono il loro significato divenendo una strada per la meditazione. Come una tecnica che cambia il tipo di coscienza. Questo lascia al fruitore spazio per contemplare a pensare al lavoro stesso. Laumann e Persson stanno giocando con il loro ruolo di artista facendoci domandare: dov’è l’opera?
Sui muri del lato Ovest sono presenti due nuove fotografie di Laumann che mostrano una fascinazione nella realtà astratta. Stiamo guardando un giovane uomo seduto davanti a un’installazione delicatamente costruita, una fossa comune costituita da milioni di ossa umane e teschi. Lui è introverso e non pare essere consapevole del suo ambiente. La fotografia è stata piegata due volte, e non rivela subito l’immagine. L’immagine diventa un oggetto, la persona nella fotografia è come una scultura. L’altra fotografia mostra una chiesa medievale in legno, che è stata smantellata e trasferita nel 1850 dalla Norvegia alla Polonia.
Nella sua arte Laumann è in ricerca del ‘libero arbitrio’, e si rende conto che questo può essere realizzato nel contesto della religione, delle strutture umane, della vita sociale e delle relazioni. Per poter essere una persona completamente libera devi essere partecipe nella società. Nelle masse gli individui mostrano il loro potere.
Con il lavoro ‘Love Parade’ (2011) siamo messi a confronto con il terribile disastro a Duisburg dove, nel 2010, un evento di danza terminò in uno scontro di massa dove furono uccise diciannove persone. Il video è realizzato con filmati ritrovati delle telecamere del posto. Le immagini sono alleggerite dalla pulita, bianca e amorfa scultura sulla quale è proiettato.
Lars Laumann (1977, Brønnøysund, Norvegia) trova ispirazione dai sobborghi della cultura popolare e racconta storie che offuscano la differenza tra alta e bassa cultura, realtà e finzione. Durante la Biennale di Berlino del 2008, Laumann mostrò la video installazione Berlinmuren (2008), che diventò una delle principali attrazioni. Il video ritrae la donna Svedese, Eija-Ritta Berliner-Mauer, che sposò il muro di Berlino. Laumann espone il film su di un incolto pezzo di terra dove il muro (suo marito) stava. Shut Up Child, This Ain’t Bingo (2009) è un documentario sulla relazione tra un’artista norvegese e un prigioniero Americano nel Braccio di Morte. Raccontando entrambe le storie, Laumann cerca di impartire qualcosa di incomprensibile al pubblico. Le creazioni di Laumann raccontano tutte le ossessioni e il comportamento fanatico dell’utilizzo di Internet, musica, letteratura e film sia come ricerca che come ispirazione. Nonostante il suo quasi sovversivo modo di lavorare, le produzioni di Laumann sono accessibili e toccanti. Il suo lavoro è prova della sua grande empatia per gli ‘altri’ modi di vivere e riesce a fare in modo che la sua propensione per la follia e le curiosità diventino immediatamente riconoscibili dallo spettatore.
Il suo lavoro è stato esposto al quinta Biennale di Berlino nel 2008, Biennale di Liverpool nel 2010, Museum of Modern Art, New York; Whitechapel Gallery, London; Kunsthalle Basel; West, Den Haag; Maureen Paley, London; Foxy Productions, New York all’ Astrup Fearnley Museum, Oslo tra i diversi luoghi.
Dan-Ola Persson (1975, Svezia) è un musicista. Vive a Oslo. E’ chitarrista e cantante nella band death metal svedese Cardinal sin e si è esibito con gli Entity and The Ancient's Rebirth. Il suo ultimo disco, con musica composta per i film di Lars Laumann, è stata realizzata da Torpedo Press nel 2010.
Rein Vollenga (1979, Paesi Bassi) crea sensuali, suggestive oggetti che possono essere indossati come ornamenti scultorei; queste ‘sculture indossabili’ sono state commissionate dall’etichetta parigina Mugler e da performers tra cui Lady Gaga. Vollenga ha esposto in mostre personali a Suvi Lehtinen, Berlin e Candy, Tokyo. Death Row. Through telling both these stories, Laumann tries to impart something incomprehensible to the audience.